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Tenuta dei Fiori

Un azienda
di gestione famigliare
da oltre 3 generazioni

Tenuta dei Fiori è sita a Calosso nella storica regione Rodotiglia in una dolce vallata piuttosto isolata, dove vengono coltivati vigneti di gambarossa, barbera, moscato, chardonnay e cabernet sauvignon su terreni bianchi di natura prevalentemente tufaceo- calcarea.
L’ azienda, di gestione famigliare da oltre 3 generazioni, è oggi portata avanti da Valter con come unico scopo quello della massima qualità dei prodotti, vinificati in biologico, e della produzione di vini estremamente longevi.

 

Valter, dopo aver lavorato per una decade come enologo in alcune importanti aziende vitivinicole delle Langhe, decide, come da lui detto, di “andare in pensione” e portare avanti la piccola azienda di famiglia con circa 5 ettari di vigneti circostanti.
Se oggi è possibile degustare un prodotto unico come il Gambadipernice, lo si deve a questo signore che ha recuperato nel corso degli anni, in diverse zone di Calosso, le ultime viti rimaste di questo vitigno autoctono, per poi reimpiantarle, vinificarne le uve, capire se era possibile ricavarne un vino quanto meno bevibile.

 

La nostra degustazione parte proprio dal Gambadipernice, vino dai profumi spiccati che non esito a definire molto schietto. Sicuramente molto pulito, indice di franchezza, ricco di componenti odorose dove spezie dolci risaltano maggiormente ma sicuramente frutti rossi maturi, viola e pepe sono molto evidenti.
Vino dalla buona struttura generale, con buona alcolicità, con una piacevole avvolgenza e un’acidità ben bilanciata. Non molto tannico ma nel complesso sicuramente equilibrato.
Tra le sensazioni retro olfattive spicca l’intensità e una PAI sufficientemente persistente.
Prodotto che è possibile degustare adesso ma che si può lasciare ad affinare facilmente ancora per un paio d’anni.
Come abbinamento mi vien subito da pensare alle tipiche robiole di Roccaverano, piccolo borgo che si trova a pochi chilometri dall’azienda di Valter, inserite nella lista dei presidi SlowFood, sia fresche che di media stagionatura. Sicuramente questo vino non sfigurerebbe nell’accompagnare salumi piemontesi e in generale tutta l’ampia gamma degli antipasti regionali.

 

Passiamo quindi all’ R3, un vino prodotto con uve barbera al 100% ottenute da vitigni impiantati nel 1933. L’affinamento avviene in barrique di rovere francese per 22 mesi esclusivamente al primo utilizzo, quindi in bottiglia per almeno 12 mesi.
Di colore rosso rubino con lievi sfumature violacee; al naso fragrante, si evidenzia un bouquet persistente e di sorprendente freschezza, con buone note di frutti rossi come ciliegia e amarena, seguite da sentori più evoluti che ricordano la vaniglia e il cacao, il tutto sottolineato da accenti tostati ed erbacei; il sapore è solido e compatto e, come al profumo, si avvertono gusti di ciliegia e vaniglia; l’impatto è morbido con tannini dolci e rotondi che sottolineano tutta la sua struttura. Fantastico.

 

La nostra degustazione si conclude con il Rusticardi 1933. Stesso metodo di produzione dell’ R3, stessa provenienza delle uve, in questo caso si parla di una piccola porzione del vitigno risalente al 1933 nel quale avviene una riduzione del 60% con diradamento dei grappoli ad inizio agosto. Un vino perfettamente riuscito, elegante e coerente in ogni suo aspetto. Alla vista presenta un rosso rubino impenetrabile. Nel naso esplode in un’intensa e variegata serie di riconoscimenti: è ricco, dolce e al fruttato di piccoli frutti neri associa il tostato del caffè e del rovere, in una cornice balsamica di eucalipto, bellissima. In bocca ha classe, ricchissimo di estratto e di morbidezza, con trama fitta e tannini decisi, supportato da una godibile freschezza; si sviluppa a lungo sui ricordi tostati del legno. Imperdibile!

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